Perchè imparare a difendersi?
Nakya Carrani :
Ho assistito ad una conferenza dal titolo
“Dall’ aggressività all’ aggressione”,
tenuta da uno psicologo, che parlava della paura, dei suoi effetti del come provare a superarla dal punto di vista emotivo.
Conferenza molto ben fatta, anche se mancava a mio avviso un piccolo particolare: trattandosi di una conferenza inerente la difesa personale ci sarebbe voluto lo sbocco pratico di quello che è stato spiegato a livello teorico.
Lo psicologo essendo giustamente un tecnico della psiche umana, aveva una profonda conoscenza della tematica, e forse avrebbe avuto bisogno di un’ altrettanto profondo conoscitore della tematica a livello pratico che potesse tradurre ai presenti in esempi concreti i suoi concetti.
Questo mi ha fatto riflettere su alcune cose.

A cosa serve studiare la Difesa Personale?
La risposta che mi sono dato dopo aver ascoltato attentamente lo psicologo è
“Migliorare la qualità della vita”.
Perche? Imparando a combattere come può essere migliorata la qualità della vita?.
Durante la conferenza si è parlato di consapevolezza e di conoscenza di noi stessi, del nostro modo di rappresentarci e quindi di porci agli altri e al mondo esterno.
Abbiamo accennato alla comunicazione fra persone, ma per parlare efficacemente con qualcuno abbiamo bisogno di un linguaggio condiviso da entrambi, sia verbale che non verbale…
Come può aiutarci in tutto questo lo studio della difesa personale?
Pensate un po’,
- se noi non riuscissimo a comunicare efficacemente con noi stessi,
- se non capissimo i feedback che il corpo ci invia dopo una richiesta motoria,
- se non avessimo una buona comunicazione interna,
questo potrebbe tradursi in un peggioramento della qualità della vita;
perché il protrarsi di un gesto sbagliato, alla lunga potrebbe portare ad infortuni che avremmo potuto prevenire, semplicemente riconoscendo quello che il nostro corpo ha provato a dirci.
Cosa c’entra con lo studio del combattimento?
Un buon allenamento prevede parti di preparazione atletica, di conseguenza istruzione motoria a 360°, dalla propriocezione al potenziamento muscolare, dall’aumento della resistenza aerobica all’adattamento, all’anaerobica, tutto ben pianificato durante l’anno.
Dobbiamo diventare tutti campioni?
No non è geneticamente possibile, ognuno a parità di allenamento subisce adattamenti fisici diversi, ma ognuno migliora se stesso al massimo delle proprie capacità, ponendosi obbiettivi a breve, medio e lungo termine che gli garantiranno la conoscenza delle proprie potenzialità e caratteristiche.

Photo by Samuel Castro
Sulla vita quotidiana questo si traduce nel riuscire a fare una corsa di cento metri per prendere il pullman, o salire agevolmente quella rampa di scale che faceva perdere tempo per portare in casa la spesa del supermercato.
A livello psicologico cosa comporta?
Una nuova visione di sé.
Si è diventati macchine da guerra?
Francamente non so e non mi interessa, abbiamo raggiunto degli obbiettivi che ci eravamo prefissati, la nostra percezione di noi nel mondo è cambiata, siamo più sicuri, sappiamo di poter affrontare le sfide, e lo trasmetteremo attraverso cambiamenti impercettibili ( a noi ) ma non agli altri.
Cambierà la nostra postura, la sicurezza acquisita si trasmetterà, appariremo meno vittime degli eventi e più padroni di noi stessi, non sembreremo più prede facili e questo nuovo atteggiamento rispetto al mondo esterno potrebbe tutelarci dall’ incorrere in aggressioni.
Non sembrare vittime non ci garantisce di non esserlo, ma comunque è un tentativo di prevenzione che dice “ qualunque cosa succeda ci siamo e siamo disposti a difenderci a qualsiasi costo sia dagli eventi che dalle persone “.
Questo per me può considerarsi un grande miglioramento della qualità della vita, e per ottenerlo il lavoro di squadra fra tecnici del combattimento, della psiche e della preparazione atletica è indispensabile, poiché difficilmente una figura professionale può avere tutte le competenze necessarie.
Conoscere delle cose per se, ed avere la completa padronanza di una materia sono due cose differenti, anche in virtù della propria capacità di insegnamento, quindi quando possibile l’ideale è la collaborazione.
Nakya Carrani